Relatività Speciale

Agli inizi del XX secolo restavano ancora grandi domande sulla natura della luce: nella seconda metà del secolo precedente, infatti, il fisico scozzese James Clerk Maxwell, sulla base di esperimenti condotti dall'inglese Michael Faraday, aveva scoperto che la forza elettrica e quella magnetica potevano essere riunite nell'ambito di un unico fenomeno detto campo elettromagnetico. Maxwell riuscì inoltre a mostrare che le onde elettromagnetiche si muovono tutte alla stessa velocità, quella della luce (da cui dedusse che la luce dovesse essere anch'essa un'onda elettromagnetica) e non solo: la luce (e le altre onde elettromagnetiche) si muovono sempre alla stessa velocità (all'incirca 300.000 km/s), non rallentano, non si fermano e non accelerano.
Inoltre una serie di esperimenti condotti dai fisici Michelson e Morley attestavano che la velocità della luce nel vuoto è la stessa per qualunque osservatore, indipendentemente dallo stato di moto della sorgente luminosa e di quello dell'osservatore.
Fin qui non paiono esserci problemi. Però questo dato è in conflitto con la dinamica di Newton: cosa accadrebbe, infatti, se ci muovessimo alla stessa velocità di un fascio di luce? Lo vedremmo fermo rispetto a noi?
A tutto questo Einstein rispose decisamente di no. In quello che i fisici definiscono Annus Mirabilis, cioè nel 1905, il ventiseienne impiegato dell'ufficio brevetti di Berna invia alla rivista «Annalen der Physik» alcuni articoli che cambieranno decisamente il modo di intendere il mondo. Questi si occupano di effetto fotoelettrico, moto browniano, equivalenza massa-energia e di relatività ristretta. Noi ci occuperemo in maniera particolare di questi ultimi due temi a cominciare dalla relatività ristretta (o speciale).

Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento 
«Zur Elektrodynamik bewegter Körper» (trad.it.«Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento») è l'articolo in cui Einstein introduce la teoria della relatività ristretta, che ha rivoluzionato per sempre il nostro modo di intendere lo spazio e il tempo.
Essa si basa su due postulati:
  • le leggi fisiche sono valide in tutti i sistemi di riferimento inerziali (principio di relatività)
  • la luce si propaga nel vuoto a velocità costante c indipendente dallo stato di moto della sorgente o dell'osservatore
Einstein relativizza così il concetto di moto (il moto a velocità costante non è assoluto ma deve essere sempre riferito ad un sistema di riferimento, ad esempio un bagaglio su un treno in corsa è fermo per il passeggero ma non per chi lo guarda da terra, fuori dal treno) e quelli di spazio e tempo che venivano fusi in unico ente fisico continuo (cioè infinitamente divisibile, ricordate bene questo dettaglio) detto spaziotempo (un ente quadridimensionale, formato cioè dalle tre coordinate spaziali più quella temporale).
Le principali novità introdotte da Einstein sono la ''contrazione dello spazio'' e la ''dilatazione del tempo'' che avvengono anche nel quotidiano ma per essere apprezzabili hanno bisogno di osservatori che si muovono a velocità confrontabili con quella della luce. Di seguito trovate una interessante animazione realizzata da Superquark sull'argomento, spero che vi sia utile.

Per quanti fossero interessati all'argomento qui sotto trovate il pdf dell'articolo di Einstein, in lingua originale e tradotto in italiano.



Equivalenza massa-energia
Un altro importante risultato è quello della nota equazione
che sancisce il legame indissolubile tra energia e massa, che sono convertibili l'una nell'altra con costante di proporzionalità uguale al quadrato della velocità della luce. Questo servirà particolarmente nella trattazione della ''versione generale'' della relatività ristretta che prende appunto il nome di RELATIVITÀ GENERALE.
Per maggiore approfondimento riporto quanto scritto sulla pagina di Wikipedia dedicata all'equivalenza massa-energia:

E = mc²  è l'equazione fisica che stabilisce l'equivalenza materiale tra l'energia (E) e la massa (m) di un sistema fisico. Essa venne scoperta nel 1905dal fisico e filosofo Albert Einstein.


Significato della formula

Questa formula si fonda sul concetto che un corpo a riposo possiede la capacità di liberare energia trasmutando tutta la sua massa o una parte in radiazione elettromagnetica: questo è il nuovo paradigma einsteniano, mai concepito prima del 1905 da altri fisici, che si contrappone con il paradigma newtoniano (secondo il quale, poiché il tempo è separato dallo spazio, in quanto assoluto, la cinematica è completamente separata dalla dinamica, e perciò un corpo libero fermo non possiede alcuna energia che possa trasformarsi in energia cinetica di irraggiamento). La quantità mc²   si chiama energia a riposo ed è posseduta da qualunque corpo o sistema fisico a qualsiasi livello (microscopico, macroscopico, cosmico). La E nella formula rappresenta l'energia totale meccanica del corpo, proporzionale alla massa a riposo.
Leggendo la formula al contrario, si apprende che una nuvola di fotoni o quanti di luce, come li chiamava Einstein nel 1905 (i quali per poter viaggiare alla velocità della luce meccanicamente devono necessariamente avere massa a riposo nulla), ovvero un insieme di onde elettromagnetiche, mentre viaggia nello spazio vuoto possiede necessariamente una massa equivalente all'energia totale divisa per il quadrato della velocità della luce.
La formula E = mc², propria della teoria della relatività ristretta, benché non compaia nell'articolo sull'"Elettrodinamica dei corpi in movimento" del giugno 1905 (l'articolo sulla relatività ristretta ai sistemi inerziali), ma in un'aggiunta del settembre del 1905 (in cui Einstein si chiede: "ma l'energia possiede una sua propria inerzia?") è probabilmente la più famosa formula della fisica, grazie al suo intreccio di novità, semplicità ed eleganza.
Essa prende in considerazione:
E: rappresenta l'energia meccanica, potenziale più cinetica, espressa in joule (= N·m = W·s = kg· m²/s²);
m: rappresenta la massa a riposo, espressa in chilogrammi (kg);
c: rappresenta la velocità della luce, espressa in m/s (299 792 458 m/s, generalmente approssimata a 300.000.000 m/s, ossia a 300 000 km/s). Pertanto c ²    = 9 × 1016 m²/s².
Possiamo quindi capire come il paradigma einsteiniano getti una luce unificante sulla materialità della massa e dell'energia: infatti, esse si equivalgono e, quasi facce della stessa medaglia, implicano l'unitarietà della materia. In breve, da un lato possiamo concepire la massa come energia estremamente concentrata, dall'altro concepire che l'energia possiede inerzia, per cui entrambe, secondo processi fisici specifici, possono trasmutarsi una nell'altra, e la massa scomparire apparendo come una data quantità di energia e viceversa. In particolare, se un corpo assorbe una quantità di energiaE la sua massa non rimane la stessa, ma aumenta della quantità E/c ²  ; viceversa, la massa del corpo diminuisce se perde energia, per esempio emettendo luce. A questo scopo spesso si fa l'esempio: se noi abbiamo una molla e la pesiamo in due stati diversi, quando è a riposo e quando è contratta, in quali dei due casi pesa di più? Ricordiamo che di solito pesare vuol dire misurare la massa, specie con bilance a due piatti; la molla contratta pesa di più, cioè ha massa maggiore di una distesa, perché in essa è immagazzinata energia potenziale in più.
L'enorme fattore di conversione (c ²   = 89 875 517 873 681 764) che lega la massa e l'energia spiega come concentrando un grosso quantitativo di energia (= mc ²  ) si possa creare una piccola quantità di massa, e anche come partendo da una piccolissima massa (= E/c ²  ) si possa ottenere un grandissimo quantitativo di energia.
La teoria della relatività ci fornisce, quindi, un’altra sorpresa: poiché la massa può dare luogo all'apparire di una forma di energia, essa non si conserva separatamente, ma deve essere aggiunta all’energia cinetica e all’energia potenziale nell’enunciare la conservazione dell’energia meccanica. Solo la massa a riposo per quel dato sistema di riferimento continua a conservarsi. In realtà il legame è ancora più intimo e potente se ragioniamo dinamicamente: allora, invece che alla massa, dobbiamo rivolgerci all'antico concetto di quantità di moto, ovvero il prodotto di massa per velocità; poiché la variazione di quantità di moto genera l'impulso meccanico, ecco che la quantità fisica invariante per ogni sistema di riferimento inerziale è l'unione fisica, che sfocia nel concetto matematico di quadrivettore, di energia e impulso, per cui ogni diverso osservatore di un dato sistema fisico, attribuirà differentemente una quantità di energia totale e di impulso totale al sistema, ma le differenze di ogni osservatore sono tali che la quantità energia-impulso si mantiene invariante: cioè, tutti concordano sulla sua quantità. Se osserviamo formalmente come si trasformano nelle Trasformazioni di Einstein-Lorentz lo spazio e il tempo e l'energia e l'impulso, vediamo che hanno la stessa formale struttura di trasformazione. Questo ci permette di associare allo spazio l'impulso e al tempo l'energia. Ma qui ci accorgiamo che, a loro volta, i prodotti di spazio per impulso e di energia per tempo danno entrambi la grandezza fisica che si chiama azione meccanica: non scordiamo che la costante di Planck, da Planck stesso chiamata quanto di azione, ha proprio le dimensioni di un'azione meccanica. Il massimo di unità tra la relatività e la quantistica.
Un esempio dell'enorme quantità di energia contenuta nella materia si ha nel decollo dello Space Shuttle: di tutto il propellente usato, solo un grammo diventa energia, mentre tutto il resto si converte in fumo e prodotti della combustione. Utilizzando l'energia nucleare la resa aumenta, ma in una ordinaria bomba atomica, per esempio, viene convertito in energia solo lo 0,5% della massa totale del materiale fissile.
Se fosse possibile convertire per intero la massa in energia, i problemi energetici che oggi fanno tanto preoccupare sarebbero senza alcun dubbio risolti. Basti pensare che un solo grammo di materia equivale a 90 000 miliardi di joule (9 × 1013 J = 90 000 000 MJ = 90 000 GJ = 90 TJ). Poiché 1 kWh = 3,6 × 106 J = 3 600 000 J, un grammo di materia equivale a 25 000 000 kWh (= 25 000 MWh = 25 GWh).
La conversione di un chilogrammo di massa (equivalente a 90 000 TJ, ossia a 25 miliardi di kWh = 25 000 000 MWh = 25 000 GWh = 25 TWh) coprirebbe, in pratica, il consumo mensile di energia elettrica in Italia, che nel 2004 è stato in media di 24 490 GWh.
L'equivalenza massa – energia ha dimostrato la sua straordinaria potenza, anche con le bombe atomiche. La bomba di Hiroshima era di 13 kilotoni, che equivalgono a 54,6 TJ (13 × 4,2 × 10¹² J); ma questa energia rappresenta soltanto il 60% di quella che sarebbe sprigionata dalla conversione di un solo grammo di materia (90 TJ).
Un fenomeno di completa e immediata conversione della massa in energia potrebbe verificarsi soltanto nel caso in cui la materia entrasse in contatto con l’antimateria; qui bisogna precisare un punto che divulgativamente si trascura spesso: non è che la materia si annichila quando urta l'antimateria, perché nell'urto si possono urtare solo le particelle, per esempio nel caso di un atomo di idrogeno e di un antiatomo di idrogeno abbiamo: idrogeno, protone ed elettrone; antiidrogeno, antiprotone e positrone; solo l'urto della particella con l'antiparticella porta all'annichilazione, positrone che urta elettrone, protone che urta antiprotone. Per questo è difficile che a livello macroscopico si aggreghi abbastanza antimateria: dunque sarebbe meglio chiamare l'antimateria, materia antisimmetrica, infatti, la massa di una particella e la massa di una antiparticella sono della stessa natura fisica; quello che cambia è la simmetria. Fortunatamente l’antimateria non è presente nella natura che ci circonda, altrimenti tutto quello che entrerebbe in contatto con essa ne verrebbe annichilito. La conversione della massa in energia, salvo questo caso, non è mai immediata, mentre è in molti casi completa: in una centrale nucleare, la differenza della quantità di uranio rilevabile dopo la reazione a catena, rispetto a quella iniziale, è esattamente equivalente all'energia prodotta. Successivamente intervengono dispersioni in calore ed entropia, ma la reazione a catena è una trasformazione a rendimento unitario.
Va sottolineato che l’equazione di Einstein è stata verificata sia nei fenomeni fisici macroscopici, come ad esempio il caso dell'energia solare, sia a livello subatomico nelle collisioni tra particelle elementari (elettroni, protoni e neutroni) che generano nuove particelle aventi complessivamente la stessa energia (massa), nonché negli urti tra fotoni, da cui scaturiscono coppie elettrone-positrone che, in tempi infinitesimali, si annichiliscono tra loro trasformandosi nuovamente in fotoni (energia).

L’energia solare, ossia quando la massa diventa energia
Nel Sole, che ha una temperatura interna di 15 milioni di kelvin, mediante le reazioni di fusione termonucleare (fusione protone-protone dei nuclei di idrogeno), ogni secondo 600 000 000 di tonnellate di idrogeno si trasformano in 595 500 000 tonnellate di elio. Quindi, dopo questa trasformazione, mancano all’appello 4 500 000 tonnellate di idrogeno (pari allo 0,75%) che sembrano svanite nel nulla; in realtà questa massa mancante si è trasformata direttamente in energia, ossia in radiazione elettromagnetica, secondo l'equazione di Albert Einstein E=mc².  
Inserendo questo valore della massa nell’equazione di Einstein (dove l’energia è espressa in joule = Ws, la massa in kg e 'c' in m/s), si calcola che ad esso corrisponde una potenza pari a: W = 4 500 000 000 × (9 × 1016) = 405 × 1024 watt, ossia a 405 000 miliardi di terawatt (TW), una quantità impensabile a livello terrestre. Tutta la straordinaria potenza della nostra stella è dovuta alla conversione in energia di questa infinitesima, per il Sole, quantità di massa, paragonabile approssimativamente alla massa di un piccolo gruppo di montagne sulla terra.
Per capire l’enormità di questa energia, che espressa in wattora equivale a 112 500 000 000 TWh, il solo dato che può fungere da termine di paragone è la produzione mondiale di energia elettrica, che nel 2005 è stata di 17 907 TWh (equivalenti a 716,28 kg di massa). Detto in altri termini, per eguagliare l’energia prodotta dal Sole in un solo secondo, tutti gli impianti di produzione di energia elettrica del nostro pianeta dovrebbero funzionare a pieno regime per i prossimi 6 282 459 anni.
È importante ricordare che anche il processo di fusione nucleare, come tutti i processi fisici di trasformazione, avviene nell'assoluto rispetto della legge di conservazione della massa, scoperta da Lavoisier, e della legge di conservazione dell'energia (primo principio della termodinamica), alla cui scoperta hanno contribuito, nella seconda metà del 1800, diversi scienziati (Joule, Carnot, Thomson, Clausius e Faraday): nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Einstein, però, ha compreso e dimostrato che il principio di conservazione, complessivamente considerato, coinvolge la massa-energia, considerate non più come due realtà separate bensì unitariamente, dato che l'una può trasformarsi nell'altra secondo una esattissima relazione matematica. Ciò che resta sempre costante sul nostro piccolo pianeta e nell'Universo è la somma di massa ed energia.

Conseguenze 
L'equazione illustra come l'energia massima ottenibile da un oggetto è equivalente alla massa dell'oggetto moltiplicata per il quadrato della velocità della luce.
Per comprendere l'importanza di questa relazione si può comparare la forza elettromagnetica con la forza gravitazionale. Nel caso dell'elettromagnetismo, l'energia è contenuta in un campo (elettrico e magnetico) associato con la forza e non contenuto nelle cariche. Nel caso gravitazionale, invece, l'energia è contenuta nella massa stessa. Fu un'altra grande scoperta di Einstein, fatta nel 1915, che la massa curvi lo spaziotempo, mentre così non fanno le cariche sedi delle altre tre forze fondamentali.
Questa formula fu cruciale nello sviluppo della bomba atomica. Misurando la massa di diversi nuclei atomici e ricavando da essa la massa dei singoli protoni e neutroni, si può ottenere una stima dell'energia di legame disponibile all'interno di un nucleo atomico. Questo fatto non mostra solo che è possibile rilasciare quest'energia di legame attraverso la fusione di nuclei leggeri o fissione di nuclei pesanti, ma anche che si può stimare la quantità di energia di legame che può essere rilasciata. È importante notare che i protoni e i neutroni non vengono consumati nel procedimento e che anche essi rappresentano una certa quantità di energia.
Una curiosità: originariamente Einstein scrisse l'equazione nella forma
( dove la  invece della    rappresentava l'energia irraggiata dal corpo di cui una parte della massa veniva completamente convertita in luce, mentre la era usata nella dimostrazione per rappresentare l'energia totale).
Un chilogrammo massa si converte completamente in:
89 875 517 873 681 764 joule (circa 90 000 TJ);
24 965 421 632 kilowattora (circa 25 TWh, che corrispondono al consumo mensile di energia elettrica in Italia);
21,48076431 megatoni;
approssimativamente 0,0851900643 quads (Unità termiche britanniche).
Da notare che la conversione pratica della massa in energia, in virtù del secondo principio della termodinamica, non è quasi mai efficiente al 100%, anzi. Una conversione teoricamente perfetta risulterebbe dalla collisione di materia e antimateria; in molti casi reali si formano dei sottoprodotti al posto di energia, e perciò solo una piccola parte di massa viene effettivamente convertita. Nell'equazione la massa viene convertita in energia, per cui per chiarezza è più corretto parlare di conversione.

Applicabilità dell'equazione 
E = mc  ²   si applica di solito ad un oggetto che non si muove secondo ciò che è possibile osservare rispetto ad un dato sistema di riferimento. Ma lo stesso oggetto potrebbe essere in moto per un osservatore solidale ad un altro sistema di riferimento. In questo caso, per quest'ultimo osservatore, l'equazione in questa forma non è applicabile, ma va trasformata secondo le Trasformazioni di Einstein-Lorentz.
Vale la pena di notare che, nella fisica moderna esiste la corrente di pensiero detta Interpretazione di Copenhagen, che è la dominante, per la quale la massa è da considerare come assoluta, mentre l'energia è da considerare relativa. Perciò, tecnicamente, la massa non è energia, e l'energia non è massa. La formula in questione rappresenta la conversione possibile tra massa ed energia. Questo punto è una delle massime contraddizioni tra la visione relativistica e la visione quantistica, per quanto quest'ultima sia storicamente nata dalla visione relativistica. Considerare la massa come assoluta deriva dall'assumere la Meccanica Quantistica una teoria completa, cosa che Einstein negava.

Uso della massa relativistica 
Gli articoli originali di Einstein trattavano 'm' come "massa relativistica". Questa si relaziona alla "massa a riposo" m0 (cioè la massa dell'oggetto nel sistema di riferimento in cui è in quiete) tramite il Fattore di Lorentz nel modo seguente:

Ma per ottenere l'equazione E = mc²  , dobbiamo cominciare dall'equazione E ²    = p ²   c ²   + m  ²   c^4 e porre p = 0, cioè porre v = 0. Ciò significa che abbiamo un caso particolare in cui l'oggetto non si sta muovendo, ed in cui E ²    è uguale solo a m  ²   c^4, o E = mc ²   . Questa formula è vera solo nel caso particolare illustrato (da cui il nome di relatività ristretta). A qualsiasi altra velocità dobbiamo aggiungere il termine p ²   c  ²   dell'equazione originaria.
Se ora poniamo v = 0 nell'equazione otteniamo m = m0.
 Così in riposo, cioè a velocità nulla, la massa a riposo e la massa relativistica sono la stessa quantità, e l'equazione E = mc²   può essere riscritta come E = m0c²   : non c'è differenza, eccetto forse che dovremmo specificare che m = m0 è vero se e solo se v = 0.
Di conseguenza, usando la massa relativistica, l'equazione E = mc²   nel titolo dev'essere riscritta come E = m0c²   e non può applicarsi ad oggetti in moto a velocità diversa da 0.

Uso della massa a riposo 
La massa relativistica è usata abbastanza poco dai fisici moderni, che usano "m" per indicare la massa a riposo; in quest'ottica E = mc² è l'energia a riposo dell'oggetto. In questo caso l'equazione si applica solo agli oggetti in quiete; la forma moderna dell'equazione per un oggetto in movimento è


dove p = γmv è il momento relativistico dell'oggetto e ponendo il caso a velocità zero si riduce a E = mc².
La velocità della luce non può essere superata da un punto materiale almeno per due motivi, entrambi riconducibili alla natura del termine γ:

 In altre parole, per accelerare una massa a velocità superiori a quelle della luce, serve una quantità infinita di energia;
Per definizione, il radicando deve essere positivo, e la velocità del corpo strettamente minore di quella della luce.

Il fatto che per accelerare un corpo a velocità prossime o superiori a quelle della luce richieda un'energia infinita, è talora attribuito a un aumento della massa del corpo. Si introduce un concetto di massa relativistica, per il quale la massa del corpo crescerebbe con la sua velocità. In pratica, una massa di 1 kg lanciata da 100 metri di altezza sarebbe uguale a una di 100 kg lasciata cadere da un'altezza di un metro, essendo l'accelerazione di gravità uguale per entrambe (campo gravitazionale uniforme).
In realtà, massa inerziale e gravitazionale sono indipendenti dalla velocità, e la massa è un invariante della teoria della relatività. L'aumento dell'energia quanto più si approssima la velocità della luce, è dovuto al fatto che l'energia (cinetica e totale) è proporzionale alla seconda potenza della velocità: fra velocità e massa esiste un legame quadratico, non uno lineare.

Approssimazione per basse energie 
Dato che l'energia a riposo è m0c²   , e l'energia totale è data dall'energia cinetica più l'energia a riposo, l'energia cinetica relativistica è data da

che per piccole velocità è approssimabile all'espressione classica dell'energia cinetica,.

Si può mostrare che le due forme concordano espandendo γ in serie di Taylor,.




Inserendolo nell'equazione originaria,,

quindi otteniamo,





o.




l'espressione relativistica dell'energia, che non concorda con l'espressione classica Newtoniana secondo la quale l'energia è solo cinetica. Questo mostra come la relatività sia una correzione di livello più elevato alla meccanica classica e che in situazioni di bassa energia la meccanica classica e quella relativistica non sono equivalenti.

Quello che invece è equivalente è l'espressione dell'energia cinetica, non l'energia totale.

Portando la meccanica classica fuori dai limiti entro i quali era stata teorizzata, cioè portandola nel mondo dell'immensamente grande o immensamente veloce, Einstein provò che la meccanica classica conteneva delle imprecisioni. Nel caso di oggetti più piccoli e più lenti come quelli usati per stabilire le leggi della meccanica, la meccanica classica è un sottoinsieme della meccanica relativistica. Le due teorie si contraddicono solo fuori dal regime classico.
Il legame fra energia nell'espressione relativistica e l'energia cinetica diviene evidente quando si confrontino le rispettive formule: entrambe sono il prodotto di una massa per il quadrato di una velocità.

Einstein e il suo articolo del 1905 
Albert Einstein non utilizzò nella sua equazione i simboli con cui oggi la conosciamo nel suo articolo del 1905 "Ist die Trägheit eines Körpers von seinem Energieinhalt abhängig?" ("L'inerzia di un corpo dipende dal suo contenuto di energia?", pubblicato su Annalen der Physik il 27 settembre), uno degli articoli ora noti sotto la raccolta chiamata Annus Mirabilis Papers, ma lo fece successivamente.
Di solito si riporta la scoperta di Einstein in questo modo "In quell'articolo si dice esattamente questo: «Se un corpo perde l'energia L sotto forma di radiazioni, la sua massa diminuisce di L/c²», essendo la radiazione in questo caso energia cinetica, ed essendo la massa il concetto di massa usato a quel tempo, lo stesso che oggi chiamiamo energia a riposo." Ma se effettivamente andiamo a leggere l'articolo originale,ci accorgiamo: primo che l'interpretazione sopra è riduttiva, infatti L, l'energia irraggiata, non è l'energia cinetica, ma si usa la differenza tra le energie cinetiche viste da due sistemi di riferimento diversi, per rivelare come si trasforma la quantità di energia irraggiata.
Inoltre si può affermare in maniera riduttiva anche: "È la differenza nella massa prima e dopo la perdita di energia ad essere uguale a L/c², non l'intera massa dell'oggetto. In quel momento questo concetto era solo teorico e non provato sperimentalmente." Ma se si legge poche righe più avanti, sempre nello stesso articolo, Einstein fa un passo teorico da gigante, generalizzando il concetto e affermando: «Se un corpo perde l'energia L sotto forma di radiazioni, la sua massa diminuisce di L/c². Il fatto che l'energia sottratta al corpo diventi energia di radiazione non fa alcuna differenza, perciò siamo portati alla più generale conclusione che
La massa di qualunque corpo è la misura del suo contenuto di energia; se l'energia varia di L, la massa varia nello stesso senso di L/9 × 10^20, misurando l'energia in erg e la massa in grammi.
Non è impossibile che nei corpi nei quali il contenuto in energia sia variabile in sommo grado (per esempio nei sali di radio) la teoria possa essere sperimentata con successo.»,
In queste parole c'è una estrema consapevolezza di Einstein nella validità universale della sua scoperta, anzi con il suggerimento di indagare il radio, ovvero gli elementi radioattivi, c'è un anticipo sui tempi di oltre 40 anni e sui suoi contemporanei, i quali non si avvidero, diciamo pure fortunatamente, della cristallina indicazione. Fa specie tuttavia notare che ancora al giorno d'oggi molti non rendano ad Einstein il giusto onore per le sue epocali scoperte.

Contributi di altri
Einstein non fu il solo ad aver messo in relazione l'energia con la massa, ma fu il primo a presentare questa relazione come parte di una teoria più grande, e oltre a ciò, ad aver dedotto la formula dalle premesse della sua teoria.


Secondo Umberto Bartocci (Università di Perugia, storico della matematica), l'equazione fu pubblicata due anni prima da Olinto De Pretto, un industriale di Schio, in provincia di Vicenza, in Italia, ma questo fatto non è ritenuto importante o accertato dalle correnti storiche principali. Anche se De Pretto introdusse la formula, fu Einstein a collegarla con la Teoria della Relatività, mentre appare ovvio che il risultato dell'italiano sia stato frutto di un'intuizione corretta in un insieme di nozioni erronee o superate come la ricerca di una definizione di etere.



Fonti:  http://it.wikipedia.org/wiki/Relativit%C3%A0_ristretta
          http://it.wikipedia.org/wiki/E%3Dmc%C2%B2
          http://it.wikipedia.org/wiki/Principio_di_relativit%C3%A0
          http://it.wikipedia.org/wiki/Esperimento_di_Michelson-Morley
          http://it.wikipedia.org/wiki/Contrazione_delle_lunghezze
          http://it.wikipedia.org/wiki/Dilatazione_del_tempo



Nessun commento:

Posta un commento